Il toro di Falaride era uno strumento di tortura e di esecuzione, presumibilmente ideato in Sicilia, nell'antica Grecia, attorno al VI secolo a.C., per il tiranno Falaride di Agrigento.
Si trattava di una struttura in bronzo, cava al suo interno, a forma di toro. Le vittime venivano rinchiuse all'interno e un fuoco acceso sotto la pancia del toro. Il metallo si riscaldava gradualmente, cuocendo la vittima fino alla morte. Si diceva che il toro fosse progettato in modo che le urla della vittima venissero trasformate in suoni simili a quelli di un toro infuriato, grazie a un complesso sistema di tubi e diaframmi.
Il presunto inventore del toro, Perillo (o Perilaus), fu ironicamente una delle prime vittime dello strumento, per ordine dello stesso Falaride, per testarne l'efficacia. Successivamente, Falaride stesso fu rovesciato e si dice che sia stato ucciso nel suo stesso toro.
La veridicità delle storie riguardanti il toro di Falaride è controversa, ma il mito è comunque significativo come simbolo di tirannia e crudeltà [https://it.wikiwhat.page/kavramlar/tirannia%20e%20crudeltà]. La sua storia continua a risuonare come esempio di come il potere assoluto possa portare a forme di inumanità. L'esistenza di una tale macchina di tortura sottolinea la ferocia percepita di alcuni regimi antichi e la loro propensione a punizioni estremamente barbare.
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